lunedì 8 settembre 2008

Una Rosetta per l’asteroide Steins

Rosetta si prepara all'incontro con l'asteroide Steins
Una Rosetta per l’asteroide Steins


4 Settembre 2008
INTERVISTA 19-2008. Il 5 settembre, la sonda dell’ESA Rosetta, lanciata nel marzo 2004 dalla base europea di Kourou, passerà a distanza ravvicinata dall’asteroide Steins, arrivando fino a circa 800 km dalla sua superficie.

Che cosa succederà esattamente?
Quando è stata lanciata, la sonda Rosetta è stata immessa su una traiettoria piuttosto complessa, con lo scopo finale di intercettare la cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko nel 2014, che a quel punto si trovera’ ad una distanza di circa 4 unità astronomiche dal Sole, cioè quattro volte più distante dalla nostra stella di quanto non si trovi in media la Terra. Saranno necessari dieci anni di viaggio e oltre 6 miliardi e mezzo di kilometri percorsi.

Nel corso di questo lunghissimo viaggio, la sonda fa un paio di incursioni in una zona del Sistema Solare compresa fra l’orbita di Marte e quella di Giove, che viene definita fascia degli asteroidi. È qui che il 5 settembre, alla bella velocità di circa 31 mila km/h, la sonda passerà a soli 800 km dall’asteroide Steins.

Nel corso del passaggio ravvicinato, la sonda non sarà in contatto diretto con la Terra. Poche ore più tardi, però, nel corso della notte fra il 5 e il 6, i dati saranno trasferiti a Terra e analizzati in via preliminare. Le prime immagini saranno disponibili già per il pomeriggio di sabato 6 settembre.

In realtà è già dal 4 agosto che lo strumento OSIRIS a bordo di Rosetta ha iniziato a raccogliere immagini e informazioni sull’asteroide Steins. La raccolta di immagini si intensificherà ovviamente man mano che l’incontro si farà più prossimo.

Fra l’altro le immagini ottenute finora sono già state usate per correggere la stessa traiettoria della sonda. È la prima volta che l’ESA utilizza questa tecnica, che si sta dando frutti eccezionali grazie all’ottima risoluzione angolare dello strumento OSIRIS, cioé un’elevata capacità di distinguere oggetti molto vicini fra loro.


La traiettoria di Rosetta verso l'incontro con l'asteroide Steins
L’incontro con Steins non è fortuito; al contrario, lo studio di questo asteroide è il primo obiettivo scientifico di questa missione. Perché è stato scelto proprio l’asteroide Steins? È forse un asteroide pericoloso per la Terra?

Steins non è un asteroide pericoloso per la Terra. Orbita intorno al Sole mantenendosi all’interno della fascia degli asteroidi, tra l’orbita di Marte e quella di Giove. È un’orbita stabile, a meno che non si verifichino condizioni particolari per le quali Steins subisca una collisione che lo spedisca “fuori rotta”.

Steins è un asteroide ancora poco conosciuto e di una categoria piuttosto rara. Secondo le osservazioni svolte finora da Terra, è composto principalmente da silicati e basalti (tipo E).

Con Rosetta riusciremo a saperne di più sulle sue proprietà chimico-fisiche; vogliamo studiarne la cinematica, per esempio la sua rotazione; vogliamo saperne di più sulla superficie, in modo da poter confrontare le caratteristiche rivelate con quelle di altre categorie di asteroidi.

Inoltre si vuole approfondire la conoscenza della complessa interazione fra il vento solare e l’asteroide stesso e, infine, vogliamo capire se intorno all’asteroide vi siano satelliti naturali, se vi sia un campo magnetico e quali siano le proprietà del gas e della polvere. Tutto questo rende Steins particolarmente interessante per Rosetta, che visiterà anche un altro asteroide, Lutetia, nel corso del suo lungo viaggio.



Dopo Steins, Rosetta sorvolerà anche l'asteroide Lutetia
Studiare gli asteroidi è interessante perché sono tra i corpi più vecchi del Sistema Solare. Questo incontro con Steins è l’unica possibilità che abbiamo di saperne di più sui primordi di questo nostro angolo di universo?

Nella primavera del 2010, Rosetta sorvolerà un secondo asteroide, Lutetia, dal diametro di circa 100 km. Per confronto Steins ha un diametro circa 20 volte inferiore.

Anche questo secondo incontro è stato programmato: Rosetta deve incontrare, come abbiamo detto, la cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko. Per questo motivo, la navicella si muove su un’orbita molto complessa, che l’ha già portata due volte ad avvicinarsi al nostro pianeta (nel marzo 2005 e nel novembre 2007), ricevendone due spinte gravitazionali. Un’ulteriore spinta gravitazionale l’ha ricevuta da Marte, grazie a un passaggio ravvicinato nel febbraio 2007.

In generale Rosetta viaggia mantenendo un livello basso di attività, e viene attivata completamente periodicamente per test, manovre o in preparazione di incontri come quello con Steins, che, come accennavi, è il primo vero obiettivo scientifico della missione, cronologicamente parlando.

Rosetta riceverà ancora una spinta gravitazionale dalla Terra nel novembre 2009 e nella tarda primavera del 2010, il 10 giugno ci rivelerà la natura di Lutetia per poi essere ibernata fino al 22 maggio 2014, quando inizieranno le manovre per eseguire il rendezvous con la cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko. Un incontro, vogliamo sottolinearlo, che prevede che la sonda si inserisca in orbita intorno alla cometa e vi lasci cadere un piccolo robot, con il compito di trivellare “in modo educato” sotto la superficie del pianetino, per analizzare da punto di vista chimico la composizione degli strati del terreno cometario.

Il complesso di questi studi ci fornirà informazioni preziose su corpi tra i più antichi del Sistema Solare, sulla nascita e l’evoluzione di quest’ultimo. È per questo motivo che la missione si chiama Rosetta: ha il compito di decifrare i segnali che, in questo caso il tempo e l’evoluzione, hanno lasciato su pietre antiche come gli asteroidi e le comete.


Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas, Stefano Masi, Marco Dedola si alternano nel discutere con il giornalista scientifico che collabora con l'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Dieter.Isakeit@esa.int.


http://www.esa.int/esaCP/SEMKKKO4KKF_Italy_0.html

sabato 2 agosto 2008

ECLISSI SOLARE E LUNARE

Un'eclissi solare è un fenomeno ottico di oscuramento di tutto o di una parte del disco solare da parte della Luna visto dalla Terra; esso si verifica durante il novilunio. Si tratta di un evento piuttosto raro: Sole, Luna e Terra devono essere perfettamente allineati in quest'ordine; ciò è possibile solo quando la Luna, la cui orbita è inclinata di cinque gradi rispetto all'eclittica, interseca quest'ultima in un punto detto "nodo". Quando il nodo si trova tra la Terra e il Sole, l'ombra della Luna passa in alcuni punti della superficie terrestre e si ha un'eclissi solare. Se invece il nodo si trova dalla parte opposta, si ha un'eclissi lunare.


http://it.wikipedia.org/wiki/Eclissi_solare



Un'eclissi lunare è un fenomeno che porta l'ombra della Terra ad oscurare del tutto o parzialmente la Luna, e si verifica quando la Luna è in fase di luna piena e Sole, Terra e Luna si trovano allineati in quest'ordine.

Nelle eclissi lunari il cono d'ombra proiettato dalla Terra è sempre molto più ampio della Luna, ed è accompagnato da un cono più ampio, detto cono di penombra, nel quale solo una parte dei raggi del Sole vengono intercettati dalla Terra.

Si possono avere perciò vari tipi di eclissi di Luna, a seconda che la Luna entri totalmente (eclissi totale) o parzialmente (eclissi parziale) nel cono d'ombra, totalmente o parzialmente nel cono di penombra (eclissi penombrale).

http://it.wikipedia.org/wiki/Eclissi_lunare

http://groups.google.com/group/scienza-e-tecnologia?hl=it

venerdì 1 agosto 2008

NASA : CONFERMA ACQUA SU MARTE

La Nasa conferma: c'è acqua su Marte


Il ghiaccio osservato su Marte
Vedi anche ~ Domani eclisse di sole, sarà visibile anche nel nord Italia
La Nasa ha ufficialmente confermato oggi che c'è acqua su Marte. Le prove dell'esistenza di acqua su Marte sono state fornite dalla sonda Phoenix. "Abbiamo le prove", ha detto il ricercatore della University of Arizona William Boynton in una dichiarazione della Nasa.

"In precedenza avevamo osservato la presenza di acqua ghiacciata - ha aggiunto riferendosi alle osservazioni fatte con la sonda Mars Odyssey - ma questa è la prima volta che acqua su Marte è stata toccata e assaggiata".

La sonda Phoenix ha "assaggiato" l'acqua marziana per la prima volta. Il robot che è calato sulla superficie del pianeta ha scaldato il ghiaccio raccolto nel corso delle sue esplorazioni all'inizio della settimana e alla luce di quell'operazione, gli scienziati hanno confermato oggi che quel ghiaccio è effettivamente acqua.

Gli scienziati possono quindi oggi affermare senza ombra di dubbio che nella zona del Polo Nord di Marte esiste ghiaccio. Fino ad ora la presenza di ghiaccio era stata accertata solo grazie a un metodo, per così dire, di tipo 'indiziario', basato cioè su una serie di osservazioni di fotografie e di immagini inviate a Terra da Phoenix.



http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsID=84421

giovedì 31 luglio 2008

ASTROFISICA : SCOPERTI IDROCARBURI SU TITANO

Astronomia e cosmologia
Sulla rivista “Nature”
Una conferma per gli idrocarburi su Titano

Il fatto che gli strumenti possano rivelare le firme spettrali dell’etano da una direzione di osservazione angolata e attraverso l’atmosfera del satellite incrementa così le speranze di scoprire anche in futuro altre riserve di idrocarburi di questo tipo

Utilizzando uno strumento della sonda Cassini della NASA, si è riusciti a confermare la presenza di una struttura geologica del tutto simile a un lago nella regione del Polo Sud del satellite di Saturno Titano.

Il visual and infrared mapping spectrometer (VIMS) è infatti uno strumento sviluppato dall'Università dell'Arizona (UA) che permette di identificare la composizione chimica degli oggetti dalla analisi della luce che riflettono.

Puntato sul lago di Titano, battezzato Ontario Lacus, è stata rivelata la presenza di etano, che si trova in soluzione liquida con metano azoto e altri idrocarburi a basso peso molecolare.

"Questa è la prima osservazione che realmente puntualizza che Titano ha un lago in superficie pieno di liquido”, ha commentato Robert H. Brown, professore del Lunar and Planetary Laboratory della UA e principal investigator del progetto VIMS.

Secondo quanto riporta la rivista “Nature” di questa settimana, la rivelazione di etano liquido nell’Ontario Lacus confermerebbe un’ipotesi formulata d tempo sulla presenza di grande masse di questi liquidi sulla superficie del satellite.
Il fatto che il VIMS possa rivelare le firme spettrali dell’etano da una direzione di osservazione angolata e attraverso l’atmosfera del satellite incrementa così le speranze di scoprire anche in futuro altre riserve di idrocarburi di questo tipo. (fc).



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(31 luglio 2008)
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Una_conferma_per_gli_idrocarburi_su_Titano/1332865

domenica 27 luglio 2008

URBINO-LA NASA FONDA LA SCUOLA INTERNAZIONALE

URBINO
La Nasa fonda la scuola internazionale
di astrofisica delle alte energie
Corsi con docenti di primo piano nel panorama scientifico internazionale. Per dare il giusto rilievo all’evento il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, professor Bignami, terrà una conferenza pubblica nella piazzetta esedra


Urbino, 27 luglio 2008 - La vocazione scientifica di Urbino — che fonda le sue più solide radici nel Rinascimento — ottiene un importantissimo riconoscimento internazionale. La NASA, ovvero l’ente spaziale americano, promuove a Urbino la 'Scuola internazionale di astrofisica delle alte energie'. Da lunedì inizieranno i corsi con docenti di primo piano nel panorama scientifico internazionale e per dare il giusto rilievo all’evento il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana — professor Giovanni Bignami — terrà domani, lunedì 28, una imperdibile conferenza pubblica nella piazzetta esedra (di fronte all’ingresso del Teatro 'Sanzio', ovvero sotto i torricini) dalle ore 21,30.



Il tema, 'Lo spazio: ieri, oggi, domani' è tra i più intriganti: il fatto che si sviluppi tra i due torricini è simbolicamente importante, perché è proprio tra le due svettanti costruzioni che si è concentrato cinquecento anni fa il sapere scientifico europeo. Lo studiolo del duca è un vero «manuale» scientifico, analizzato sempre più e compreso nella sua profondità solo di recente. Il sito ufficiale dell’Ente spaziale americano ha anche uno spazio web dedicato all’iniziativa: andando su http://universe.nasa.gov/urbino/ è possibile sapere di tutto e di più sulla Scuola. "L’idea di tenere la Scuola a Urbino è venuta lo scorso anno — spiega Lorella Angelini della Nasa —, quando si celebrava il centenario della nascita del forsempronese Giuseppe Occhialini, uno dei padri fondatori della fisica delle energie. Occhialini ha contribuito a scoperte fondamentali della fisica nucleare e sub-nucleare ed è stato uno dei precursori dell’esplorazione dell’universo nei raggi X e gamma. Da lui ha preso il nome il primo satellite italiano a raggi X, Beppo-Sax che ha operato dal 1996 al 2002".



Di cosa si occuperanno gli studenti che parteciperanno, laureandi e dottorandi di ricerca?
"L’astrofisica delle alte energie — spiega la Angelini — studia i raggi X e gamma emessi dai corpi celesti. Questa radiazione è prodotta da fenomeni fisici “estremi” che si manifestano in presenza di intensissimi campi magnetici e gravitazionali. Poiché l’atmosfera terrestre ci protegge dai raggi X e Gamma (che sono invisibili da terra), la nascita di questa disciplina scientifica è strettamente connessa ai progressi dell’ingegneria spaziale. Infatti è solo negli anni ’60 che i primi esperimenti X e Gamma vengono lanciati su razzi e satelliti. Pur essendo una disciplina relativamente giovane, l’astrofisica delle alte energie in soli cinquanta anni ha fatto progressi enormi ed oggi è considerata una parte fondamentale dell’astronomia moderna".



Come funzionerà la scuola?
"Verranno formati piccoli gruppi di studio di 5-6 studenti a cui verrà assegnato un progetto di ricerca originale da svolgersi nei pomeriggi. Ciascun gruppo lavorerà sotto la guida di un ricercatore. L’idea sarebbe di riuscire a portare il progetto a pubblicazione su riviste scientifiche. Allo scopo di acquisire dimestichezza anche nell’esposizione orale, abilità richiesta ad un scienziato che frequenta congressi internazionali, gli studenti dovranno infine illustrare i risultati ottenuti ai membri della scuola".



Chi ci sarà tra i docenti?
"Professori e ricercatori della NASA e dell’ESA (Agenzia spaziale europea). Tra gli altri, il professore Giorgio Palumbo (ateneo di Bologna), il direttore dello “Science and Space Exploration directorate” Nicholas White, il famoso astrofisico urbinate Franco Pacini".



La Scuola è organizzata dall’High Energy Astrophysics Science Archive Research Center della Nasa, dal Science Data Center dell’Agenzia Spaziale Italiana, con la collaborazione di ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Urbino, con la sponsorizzazione delle industrie Gavazzi e Alenia, che operano nell’ambito spaziale, e dalla Banche delle Marche.


g. l.

http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/pesaro/2008/07/27/107499-nasa_fonda_scuola_internazionale.shtml#

LA NASA COMPIE 50 ANNI

TECNOLOGIA & SCIENZA

Ecco la storia di un successo - culminato con l'arrivo dell'uomo
sulla Luna - costruito "malgrado tutto". Ed ecco ciò che ne resta
Nasa, la leggenda contromano
festeggia il mezzo secolo
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI



WASHINGTON - Erano le 16 e 44 minuti (e 34 secondi, per essere pignoli) del 6 dicembre 1957 a Cape Canaveral in Florida quando "mission control" accese la miscela esplosiva di ossigeno liquido, kerosene e azoto contenuta nel primo stadio dei missile Vanguard, al quale l'America aveva affidato la speranza di portare in orbita il "pompelmo", come era stato soprannominato il piccolo satellite montato sul suo naso.

Sotto lo sguardo del presidente Eisenhower e del mondo, collegati in diretta televisiva, il motore del primo stadio si accese disciplinatamente e dopo 24 secondi esplose. Il suo viaggio per lanciare il primo satellite artificiale americano, per dare la risposta del "mondo libero" allo Sputnik del Cremlino, era stato esattamente di quattro piedi, un metro e venti, la più breve avventura spaziale nella storia dell'astronautica. I giornali ebbero vita facile a ridere amaro. Lo Sputnik mancato fu ribattezzato "kaputnik" e "flopnik".

Kruschev sghignazzò felice. Eisenhower ebbe una dei suoi leggendari attacchi di collera, frequenti dietro la facciata stoica del vecchio generale che aveva guidato gli Alleati sulle spiagge della Normandia. Un uomo soltanto sorrise compiaciuto quel giorno da lontano: dal suo ufficio nel centro di ricerche missilistiche in Alabama. Era un ancora giovane ingegnere tedesco di quarantacinque anni, un uomo che aveva indossato l'uniforme nera con le teste di morto delle Ss, il padre di quelle armi della vendetta nazista, le V1 e le V2, che erano state fabbricate dagli schiavi deportati dall'Europa occupata ed erano piovute per mesi sulla testa di innocenti londinesi.



La fantastica lavatrice della Guerra Fredda lo aveva ripulito, smacchiato, candeggiato e naturalizzato americano, perché lui e lui solo, Wehrner Von Braun aveva il missile giusto, il progetto migliore, la chiave che avrebbe aperto per l'America le porte del cielo.

Otto mesi dopo il flop del pompelmo a Cape Canaveral, quando Dwight "Ike" Eisenhower avrebbe firmato il 29 luglio del 1958 l'atto di nascita della National Aeronautics and Space Administration, la Nasa, l'agenzia spaziale americana creata con il compito di raccogliere e coordinare i rottami e gli spezzoni dei programmi e progetti spaziali rivali, sarebbe stato lui, Von Braun, che l'avrebbe trasformata nella dominante e irraggiungibile "vergine delle stelle", nella apparentemente infallibile dominatrice della corsa alla spazio che, appena dodici anni dopo il "flopnik" avrebbe portato noi uomini sulla Luna e volenterosi robot su Marte a scoprire l'ipotesi della vita oltre la Terra.

Cinquant'anni di esistenza, per la già infallibile ragazzona oggi guardata come una signora piuttosto sfiorita e fin troppo navigata, danno la misura insieme di quanto rapida e travolgente sia stata quella corsa al controllo scientifico, ma in realtà politico, ideologico e militare, del vuoto oltre la nostra atmosfera e del sistema solare. Un mezzo secolo di esistenza che ha riconfermato, passando dalla vergogna del volo di un metro e venti al progetto di stabilire colonie umane permanenti sulla Luna e su Marte, l'opinione che un grande conoscitore dell'America come Winston Churchill aveva espresso: "Si può sempre contare sul fatto che gli americani facciano tutte le cose sbagliate prima di fare quella giusta".

È quasi impossibile, oggi, mentre l'ex Unione Sovietica sembra più impegnata a rastrellare club di calcio e a ricattare i consumatori del suo petrolio, e l'ultimo veicolo per i viaggi orbitali, lo Shuttle, si prepara al pensionamento definitivo tra poco più di un anno, rivivere il senso di sconfitta storica e di panico che attanagliava l'America in quella fine degli anni Cinquanta e in quei primi anni Sessanta.

L'Unione Sovietica di Nikita Kruschev e poi di Brezhnev e di Kosygin semplicemente dominava lo spazio, con una serie di primati che un testimone impeccabile come Neil Armstrong ha elencato nella sua prefazione alle memorie del collega Scott e del russo Leonov, Le due facce della Luna: primo satellite in orbita, lo Sputnik del 1957, visibile a occhio nudo; primi nel lancio (e nel martirio) di una creatura vivente, la cagnetta Laika; primi nel volo di un cosmonauta, Yuri Gagarin; primi nelle passeggiate spaziali, con Alexei Leonov; primi nel mandare una donna in orbita; primi nel lanciare un equipaggio multiplo; primi nel raggiungere la Luna, Venere e Marte con sonde.

Ma la Nasa aveva in Von Braun il motore, in John F Kennedy il carburante e nella competizione con i sovietici quello stimolo che sempre questa nazione richiede per scuotersi dal proprio torpore autocompiaciuto. Con una curiosa combinazione esclusiva di massoni ed ex nazisti al proprio vertice amministrativo e progettuale, da Von Braun al direttore James Webb (Aldrin indossava e mostrava orgogliosamente l'anello della Massoneria in ogni foto ufficiale, spesso tagliato o cancellato dai ritoccatori della Nasa), la trasformazione dal dilettantismo dei primi passi alla ferrea, tedesca organizzazione dello sforzo che portò Armstrong e Buzz Aldrin nel Mare della Tranquillità il 20 luglio del 1969 fu sbalorditiva.

Paragonabile soltanto, per impegno, fissazione ed entusiasmo popolare, al "Progetto Manhattan" che in quattro anni, con centotrentamila addetti e un costo di trenta miliardi di dollari al valore attuale, produsse la prima arma atomica. O alla grande mobilitazione industriale e umana del dopo Pearl Harbor, quando l'America passò da un risibile esercito addestrato con manici di scopa per mancanza di fucili alla macchina irresistibile che sapeva costruire mercantili "Liberty" in ventiquattro ore, da zero.

Oggi, cinquant'anni dopo, mentre i diciotto miliardi di dollari stanziati dal Congresso per il bilancio 2008 sembrano destinati a tenere in funzione centri e basi per compiacere senatori e deputati, e il Saturno V, il vettore dell'Apollo, arrugginisce come una balena in secca sulle spiagge di Cape Canaveral, ricordare il valore e il significato dell'epoca d'oro della "vergine dello spazio" negli anni Sessanta richiede uno sforzo di immaginazione storica, anche per chi quegli anni visse e conobbe.

La irresistibile ascesa della Nasa, dalle ceneri dei primi flop alla commozione globale per l'orma di Armstrong sulla Luna, avvenne volando controvento rispetto agli umori e allo spirito del tempo in quella decade. Le capsule Mercury dei primi lanci, il successo del primo volo orbitale di John Glenn, la temerarietà del progetto Apollo, la tragedia dei tre astronauti arsi vivi nell'incendio di Apollo I, il dramma vissuto in diretta di Apollo XIII, viaggiarono contromano sulla strada di una nazione che attraversava il buio degli assassinii politici, del Vietnam, del Sessantotto, della violenza e della demoralizzazione.

La Nasa non portò l'America sulla Luna. Riportò la Luna in America, compiendo quel fantastico "stunt", quel numero tecno-politico-propagandistico che le restituì il senso della propria primazia globale, ammaccato dagli Sputnik, tarlato dalla guerra in Vietnam e sforacchiato dai proiettili che proprio in quegli anni abbattevano due Kennedy e due leader dei diritti civili come Malcolm X e Martin Luther King.

Talmente incomprensibile fu questa capacità di essere meravigliosa e perfetta nel tempo della confusione e della imperfezione, che i suoi successi generarono sospetti, teorie, accuse di manipolazioni. Dal giorno in cui, settantadue ore dopo lo sbarco sulla Luna, un misterioso personaggio con occhiali neri e spolverino da C'era una volta il West girava nella sala stampa del Jet Propulsion di Pasadena, il centro di ricerca e controllo che Nasa e il Politecnico della California, Caltech, dividono, distribuendo un comunicato stampa per avvertire che l'allunaggio era pura fiction e gli "astronauti" erano "allunati" nel deserto Mojave, in California, i patiti del complotto resistono.

Esiste addirittura un'ampia letteratura di chi pensa il contrario, che le sonde e gli uomini della Nasa abbiano scoperto segni stupefacenti di civiltà scomparse, strutture, piramidi corrose, addirittura città morte e manufatti che i dirigenti nascondono truccando le foto e fingendo guasti, perché noi umani non saremmo ancora pronti per confrontarci con la realtà di un universo abitato da altre creature. Una famosa frase del riservatissimo Neil Armstrong, che a settantotto anni di età continua a vivere nel silenzio, ha sempre alimentato il dubbio che la Nasa sappia assai più di quello che dice o fa vedere: "Ci sono là fuori cose meravigliose e sbalorditive, se soltanto sapessimo togliere i veli dalla verità".

Ma il problema della Nasa non è quello di mentirci su scoperte ancora impronunciabili, che potrebbero, al contrario, servire a eccitare il popolo dei cittadini, dunque dei contribuenti. È semmai quello di convincere presidenti, parlamenti, pubblico, che la sua missione è ancora rilevante per il futuro dell'America e dell'umanità e che un'agenzia di stato come essa è può fare di più e di meglio di quanto i privati, che oggi vogliono partecipare all'esplorazione extra planetaria, saprebbero fare. La "presunzione di infallibilità" che l'aveva accompagnata negli anni Sessanta è finita con la doppia catastrofe delle navette Challenger e Columbia, divorate in diretta televisiva al decollo e al ritorno.

I piani per la colonizzazione della Luna nel 2020, e poi di Marte, richiedono investimenti di entusiasmo popolare e di tesoro pubblico che i preventivi - sempre sbagliati per difetto - neppure riescono a immaginare, e anche la stazione spaziale orbitante, la base permanente oltre l'atmosfera, è stata progressivamente ridimensionata nelle ambizioni e nella funzioni.

Potranno essere i cinesi, che hanno cominciato a graffiare lo spazio con i loro primi lanci, o gli indiani a riaccendere l'ansia e l'orgoglio nazionalistici di mezzo secolo fa? Sarà qualche rivelazione sconvolgente arrivata da Marte, dove ci vengono mostrati dettagli appetitosi ma non convincenti di possibile vita elementare? Per ora, nonostante i suoi successi occasionali con le sonde automatiche, con il sempre stupendo telescopio spaziale Hubble, e in vista della fine degli Shuttle per i quali non ci sono successori pronti, la Nasa sembra tornata alla fatica del piccolo quotidiano lavoro sperimentale.

In questi giorni, è impegnata in una campagna per la raccolta di pipì, chiedendo ai volontari secchi di urina per studiare come eliminarla nelle lunghe permanenze future sui pianeti, e non si chiede più se in cielo si veda Dio, come i primi cosmonauti e astronauti si sentivano domandare. Ma come maschi e femmine possano stabilire relazioni e far all'amore senza finire a botte di giroscopi in testa per gelosia e rivalità, confinati per mesi e anni dentro astronavi e basi sigillate. E se parlare di pipì e di sesso nello spazio può sembrare umiliante ancor più del "flopnik" del Vanguard, è in questa riduzione dello spazio a problemi quotidiani e umanissimi che sta la prova del successo della Nasa. Colei che ha saputo in cinquant'anni rendere possibile l'inimmaginabile e normale come un vasino da notte ciò che era fantascientifico.

(27 luglio 2008)
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/scienza_e_tecnologia/nasa/zucconi-27lug/zucconi-27lug.html

sabato 26 aprile 2008

FUSIONE DI GALASSIE CATTURATE DA HUBBLE

La Via Lattea sembra in procinto di essere assorbita da Andromeda per dare origine a una nuova galassia ellittica denominata "Milkomeda": le due strutture si stanno avvicinando con una velocità relativa di circa 500.000 chilometri all’ora Il telescopio spaziale Hubble del’ESA/NASA festeggia il suo diciottesimo compleanno rendendo disponibili 59 nuove immagini di galassie in collisione: si tratta della più ampia collezione di immagini mai rlasciate dal telescopio in una stessa occasione.
Le galassie che si fondono, molto più comuni nell’universo primordiale di quanto lo siano ora, sono, secondo le attuali teorie, tra i più potenti “motori” dell’evoluzione del cosmo.

Si ritiene infatti che tale fenomeno "accenda" i quasar e possa dare il via alla nascita di stelle così come alle esplosioni che ne decretano la fine.

Anche galassie apparentemente isolate possono evidenziare nella loro struttura interna di aver subìto una o più fusioni in qualche momento del loro passato: le immagini delle galassie rappresentano diverse istantanee dei differenti stadi del lungo processo d’interazione.

La Via Lattea, per esempio, contiene molti detriti di piccole galassie incontrate e divorate nel suo lungo passato, e attualmente sta assorbendo la galassia ellittica nana del Sagittario.

A sua volta, la nostra galassia sembra in procinto di essere assorbita da Andromeda per dare origine a una nuova galassia ellittica denominata "Milkomeda": le due strutture si stanno avvicinando con una velocità relativa di circa 500.000 chilometri all’ora. (fc)

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Fusioni_di_galassie_catturate_da_Hubble/1328925

domenica 2 marzo 2008

IL TERZO MILLENNIO

Una finestra sul terzo millennio
I mutamenti avvengono in genere nello spirito e nella mente prima che nel corpo e, allo stesso modo, la densa massa della struttura fisica del pianeta è solitamente l'ultimo posto dove hanno luogo i cambiamenti sostanziali. Il nostro futuro risiede nella nostra visione, nei nostri cuori e nelle nostre mani
ue eventi astronomici di proporzioni mai viste segneranno l'ingresso nel 21° secolo: la grande Eclisse Solare Totale dell'11 Agosto 1999 e l'imponente Allineamento Planetario nel Maggio del 2000. Questo periodo si prospetta quindi carico di spettacolari cambiamenti e le cose evolveranno in maniera diversa rispetto a quanto pronosticato da certa letteratura popolare che annuncia spostamenti dei poli, ere glaciali, massicce metamorfosi dei continenti ed altri cataclismi. Certamente anch'io mi aspetto per questo periodo una rivoluzione geologica, psicologica ed evoluzionistica, ma in una forma più moderata di quella prospettata dai profeti della fine del mondo. La Finestra rappresenterà un punto cruciale: una sorta di "gravidanza" planetaria che darà vita ad un nuovo ciclo di metamorfosi temporanee, mentre la Terra e l'Umanità entreranno nella curva seguente della loro spirale evoluzionistica.
L'Eclisse Solare Totale del 1999
Fin dai tempi più antichi si credeva che le eclissi fossero segni premonitori di grandi cambiamenti. Poiché il buio ha sempre simboleggiato il Male e la luce il Bene, le eclissi, privandoci momentaneamente della luce del Sole o della Luna, hanno avuto in passato una connotazione malefica. Le eclissi totali sembrano rappresentare una netta demarcazione tra un ciclo che termina ed uno che nasce. Uno scoppio di energia che si innalza nella coscienza oltrepassando un ponte evoluzionistico. Il nuovo millennio sarà segnato da un evento di proporzioni davvero millenarie. Da un punto di vista astrologico la prevista eclisse è parte di una potente formazione a croce che coinvolge i quattro cosiddetti cancelli del potere, ovvero il centro dei segni fissi, Toro, Leone, Acquario e Scorpione (che simboleggiano i quattro animali dell'Apocalisse, quelli del carro di Ezechiele e la carta finale dei Tarocchi, il Mondo). Questi saranno collegati direttamente all'energia della Luna nuova e del Sole - allineati in opposizione a Urano - con tutti i corpi celesti che si vengono a trovare in quadratura con Marte e Giove. Anche Nettuno in Acquario e Giove in Toro sono in quadratura, sebbene leggermente fuori "orbita".
La grande croce è un simbolo di dinamismo: si tratta di un fenomeno astronomico di grande vigore, che aprirà degnamente l'intenso periodo della "Finestra". L'eclisse oscurerà inizialmente la Cornovaglia, mistica terra di re Artù, di Merlino, del Sacro Graal e del recente fenomeno dei misteriosi Crop Circles (cerchi nel grano). Risulterà in seguito visibile, in maniera totale, solamente nella stretta fascia dell'emisfero orientale. Partirà dall'Oceano Atlantico, attraversando l'Europa centrale, il Medio Oriente, l'India e terminerà nella Baia di Bengali, all'ora del tramonto. Una visione parziale dell'eclisse sarà osservabile in una fascia molto più ampia che include il nord est degli Stati Uniti, tutta l'Europa, l'Africa del nord e l'area occidentale dell'Asia.
È affascinante pensare che questa eclisse a polarità fissa si concentrerà sull'asse Leone/Acquario, proprio mentre l'era astrologica entra nel segno dell'Acquario. Infatti 13.000 anni fa la Terra entrava nell'opposta era del Leone, considerata da alcuni studiosi l'epoca del Diluvio Universale e probabilmente della seconda era glaciale e dell'ultimo spostamento geopolare. Molti archeo-astronomi tendono ora a datare la costruzione della Grande Piramide di Giza nello stesso periodo e stanno cercando di dimostrare che la Sfinge (un essere composito formato dai quattro animali sacri) sia stata eretta per solennizzare, in magnificente simbologia leonina, l'avvento di quest'era.
In una delle sue profezie più dettagliate, ma meno comprese (Centuria X, Quartina 72), Nostradamus afferma: "Nel settimo mese dell'anno 1999, verrà dai cieli un grande Re del Terrore; egli resusciterà il grande Re di Angolmois; prima e dopo che ciò avvenga, Marte regnerà incontrastato". La contemporaneità dell'eclisse e di quanto profetizzato nella quartina ha indotto molte persone a collegarle tra loro. Sebbene il "Re del Terrore" sia stato spesso identificato con l'impatto di un asteroide, con una invasione aliena o con lo scoppio di una guerra nucleare, altre interpretazioni vi riconoscono lo Spirito di Gesù, l'Illuminazione spirituale, o delle rivelazioni fornite dall'apertura della Sala dei Documenti che si suppone nascosta da qualche parte presso la Sfinge (che nella tradizione araba veniva chiamata "Padre del Terrore"). Ad ogni modo, non ci resta ancora molto da aspettare, prima di sapere cosa intendesse dire il misterioso medico ed astrologo francese.
Il Massimo Solare
L'anno 2000 coinciderà con un "massimo solare", quel periodo di intensa attività solare che si ripete all'incirca ogni 11 anni, e che si manifesta con eruzioni solari, protuberanze, buchi nella corona, un'intensificazione del vento solare ed un aumento del numero e della grandezza delle macchie solari. Questi picchi di attività solare hanno dimostrato in passato di provocare un'accelerazione dei mutamenti terrestri ed una intensificazione dei fenomeni meteorologici. L'ultimo "massimo solare" del 1990 fu contrassegnato, tra l'altro, dal pericoloso terremoto di Loma Prieta, a San Francisco, dai devastanti uragani Iniki nelle Kauai e Andrew in Florida, da una inondazione senza precedenti del delta del Mississippi e dall'eruzione del Monte Pinatubo.Undici anni prima il precedente "massimo solare" coincise con la furiosa eruzione del Monte Saint Helens, con l'uragano Eva nelle Kauai, con le peggiori condizioni climatiche del secolo in nord California, nel Midwest, e negli Stati Uniti del sud, con catastrofiche tempeste in tutta Europa e con un aumento del 400 percento nell'attività sismica totale del pianeta.
I periodi di aumentata attività solare sembrano anche essere delle occasioni di espansione e di balzi in avanti nella coscienza umana. Molte ricerche hanno analizzato l'influenza delle radiazioni solari sugli esseri umani, nel tentativo di comprenderne i meccanismi. Gli studi indicano il coinvolgimento del sistema endocrino che, a sua volta, influenza l'attività ormonale, inclusa la produzione degli "ormoni della fertilità" estrogeno e progesterone, "l'ormone dell'illuminazione" serotonina, e "l'ormone del tempo" la melatonina. Nell'insieme, avviene una complessa interazione tra il ciclo solare e l'attività ormonale che sembra influenzare ogni cosa, dalla fertilità umana agli stati di coscienza più elevati.
Questa intensificazione di attività connessa con il "massimo solare" viene ulteriormente amplificata in coincidenza con significativi allineamenti planetari (come è avvenuto negli ultimi due cicli). Forti allineamenti planetari sembrano infatti aumentare le maree solari, a causa dei pianeti orbitanti intorno ad esso, così come la Luna causa le maree sulla Terra. Sebbene i pianeti esercitino sul Sole una forza gravitazionale molto minore rispetto a quella esercitata dalla Luna sulla densa massa fisica della Terra, dobbiamo ricordare che il Sole è composto da elio, un leggero gas con una temperatura di svariati milioni di gradi, che risponde a sollecitazioni molto più lievi. Inoltre le "forze" coinvolte potrebbero non essere solo gravitazionali, ma anche magnetiche ed idrodinamiche.
Qualunque sia il meccanismo esatto, gli allineamenti planetari sembrano esacerbare l'attività solare aumentando il cosiddetto vento solare, una costante tempesta di particelle atomiche che soffia a spirale fuori dal campo magnetico del Sole, proiettando alcune migliaia di tonnellate di massa nello spazio, ad oltre un milione di miglia all'ora. Una parte di questo materiale viene catturato dalla ionosfera della Terra, rallentando la velocità della rotazione terrestre al punto da intensificare lo stress sui margini delle piattaforme tettoniche, ed aumentando così le possibilità di terremoti, eruzioni vulcaniche e bizzarrie climatiche. Se consideriamo che il gigantesco pianeta Giove (con un volume pari a 1300 volte quello della Terra) ed i suoi 16 satelliti, è parte di tale allineamento, il meccanismo detonatore sembra pronto a scattare.
Il Grande Allineamento
Il mattino del 3 Maggio 2000 tutti i sette pianeti visibili (otto, contando l'ascendente), Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, saranno allineati nel ristretto settore geocentrico di 27 gradi del segno di terra femminile fisso del Toro, con Giove proprio nel mezzo della configurazione. Ciò se si descrive l'allineamento da un punto di vista geocentrico, significativo per analizzare le influenze astrologiche e psicologiche sugli esseri umani. Da un punto di vista eliocentrico, invece, i pianeti risultano ancora allineati, ma entro un arco di 53 gradi nello spazio.Io credo che il periodo della Finestra sarà sicuramente un'epoca di intensi mutamenti della crosta terrestre, durante la quale molte zone vulcaniche e sismiche sovraccariche rilasceranno le tensioni accumulate. Ma non dobbiamo temere. Uragani, terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche e trombe d'aria sono tutte manifestazioni della natura, sfide a cui l'Uomo è sempre sopravvissuto.
Come abbiamo osservato durante i cataclismi del passato, questi eventi riescono solo ad unire ancora più tenacemente la comunità umana, perché è in quei frangenti che tutti noi tralasciamo la nostra routine programmata e ci impegnamo a fare quanto sia necessario per risolvere l'emergenza. Non ho mai visto delle dimostrazioni di amore e di altruismo concreti più catartiche di quelle che hanno luogo durante una catastrofe. È nel mezzo delle avversità che nasce la vera spiritualità.Credo comunque che a queste "catastrofi annunciate" sia stato dato molto risalto da parte dei sensazionalisti, che sperano di ricavare un tornaconto economico seminando il panico tra la gente. Aggiungete a tutto ciò l'avvento del millennio e ci troviamo di fronte un impressionante scenario che va dagli spostamenti geofisici dei poli terrestri, alla formazione di nuovi tratti geografici che conservano solo una vaga somiglianza con il nostro attuale pianeta.
I mutamenti, del resto, avvengono in genere nello Spirito e nella Mente prima che nel corpo e allo stesso modo, la densa massa della struttura fisica del pianeta è solitamente l'ultimo posto dove hanno luogo dei cambiamenti sostanziali. Io considero le metamorfosi della Terra come una sorta di trattamento chiropratico cosmico. Questo sarà anche un periodo fertile per un grande salto della coscienza umana verso nuovi livelli di consapevolezza.La facilità con cui supereremo "La Finestra" dipenderà dal nostro livello di evoluzione: se saremo pronti, il nostro passaggio sarà tranquillo e piacevole, ma se invece opporremo resistenza ai cambiamenti o ci avventeremo con cieca energia virile, potrebbe essere come scagliarsi attraverso dei vetri rotti. Il nostro futuro risiede nella nostra visione, nei nostri cuori e nelle nostre mani.
Il Risveglio dell'Eterno Femminino
In astrologia la congiunzione è l'aspetto più possente di tutti, perché rappresenta una fusione ed una esaltazione delle qualità archetipe dei pianeti coinvolti. Poiché ogni nuova Luna forma una congiunzione con il Sole, capire l'energia iniziatica di questo passaggio mensile del ciclo lunare è un modo concreto di sperimentarne l'energia. Il Grande Allineamento è una congiunzione di tutti i sette pianeti visibili o "consci" entro il segno femminile fisso di terra del Toro. La chiave di ognuna delle nostre risposte individuali a questo campo energetico intensificato corrisponderà al nostro livello di evoluzione o "vibrazione". Infatti, ad un livello evoluto, quest'epoca rappresenta una opportunità spirituale per una grande evocazione dei poteri dell'anima: una grandiosa reminiscenza e rinascita dell'eterno femminino, dell'energia divina presente nella psiche collettiva dell'Umanità.
Tutti noi sperimenteremo una metamorfosi globale ed un'accelerazione dello sviluppo umano senza eguali. In questa importante apertura, il divino femminino darà vita ad un Nuovo Mondo, elevando e risvegliando l'Umanità entro un livello evolutivo più avanzato, dove la cura delle qualità spirituali ci riporterà in equilibrio con le nostre radici sacre. Il Toro è governato dal pianeta Venere, che rappresenta il principio femminile, l'archetipo della Dea, l'anima o la nostra fonte creativa interiore. In mitologia Venere era Afrodite, dea dell'Amore e madre di Cupido, dio dell'Amore. Questa possente concentrazione di energia venusiana durante il Grande Allineamento ha la capacità di aprire il cuore dell'Umanità e di scatenare un impeto d'amore e di luce senza precedenti, qualcosa di totalmente diverso da tutto ciò che il nostro pianeta ha sperimentato finora!
Ogni segno zodiacale possiede una evoluzione più elevata ed una più bassa. La frase chiave per il segno del Toro è "Io ho", e rappresenta "Il Grande Raccolto". La massima evoluzione del segno significa invece che il possesso più importante di tutti è l'Amore, o il nostro Spirito Divino, l'unica cosa che, di fatto, esista veramente. E con il Grande Raccolto giunge tutta la sua abbondanza: salute, creatività, devozione, impegno, altruismo che vince sull'egoismo, e l'equilibrio e l'identificazione del desiderio personale con il bene comune. Come ci ha dimostrato il passato, la nostra situazione attuale è stata in gran parte causata da una lotta indiscriminata per ottenere ricchezza e potere, a discapito della qualità della vita. Una umanità evoluta, innalzata da un salto evoluzionistico, può ora unirsi mediante la visione, l'ispirazione, la devozione e la passione per creare canali attraverso i quali lo Spirito possa fluire dentro il mondo in miriadi di manifestazioni miracolose.
Mentre le frequenze evoluzionistiche si intensificano, durante il periodo cruciale della "Finestra" vi saranno scelte cruciali per ognuno di noi, nell'ambito di una transizione globale: far prevalere la saggezza sull'ignoranza, l'amore sulla paura, la spiritualità sul materialismo, il grande disegno dell'Ordine Divino sulle nostre piccole realtà. Un periodo catartico di purificazione globale, in cui lo Spirito Divino ci permetterà di vivere intensamente e di fare scelte sagge e coraggiose. Il bozzolo che ospita la farfalla si sta aprendo per permettere alla nuova creazione di prendere il volo.
Ed i muri crollarono
Nel mio ultimo libro, "La Grande Catarsi", ho descritto la successione di spostamenti planetari che marcarono il punto di transizione tra l'era dei Pesci e quella dell'Acquario, nella primavera del 1996. I punti salienti di tale transizione erano la presenza di Urano, proveniente dal Capricorno, nella radiante aria dell'Acquario fino al 2003 e la presenza di Plutone, proveniente dallo Scorpione, nel Sagittario, fiero cercatore di verità, fino al 2008. Tale combinazione ebbe luogo precedentemente solo una volta nell'ultimo millennio, in quell'epoca che la storia chiamò "Illuminismo". Lo spostamento dei pianeti esterni dai segni di terra e d'acqua verso quelli di aria e fuoco segnala l'accendersi e l'intensificarsi di energie inconsce, e miscela la formula alchemica per il risveglio dell'Umanità, che si prepara ad entrare nella Vera Età della Consapevolezza.
L'equinozio di primavera del 1996 corrispose all'arrivo della cometa Hyakutake che splendeva azzurrina nei nostri cieli notturni, confermando l'antica profezia Hopi che annunciava l'arrivo di una Kachina [] della Stella Blu, che avrebbe segnato la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra. Esattamente un anno dopo, la stupenda cometa fiammeggiante di Hale-Bopp troneggiò gloriosa nei cieli crepuscolari. Fenomeni che simboleggiano un audace e preciso disegno cosmico riguardante la transizione epocale. Nel 1997 anche Giove si spostò dal segno di terra del Capricorno verso l'atmosfera carica dell'Acquario e, nel Gennaio/Febbraio del 1997, Giove ed Urano si fusero in una magnifica congiunzione, sostenuta da un insieme di pianeti sotto il segno del nuovo periodo Acquariano, formando, insieme agli altri pianeti, una fantastica stella a sei punte. Nel 1998 Nettuno entrò in Acquario per la prima volta dopo 165 anni e vi transiterà fino al 2012.
Questo pianeta esterno, simboleggiante la mente inconscia, è in sintonia con l'energia galattica ed è incentrato sulla consapevolezza globale. Nella sua evoluzione più alta Nettuno rappresenta la compassione, l'amore universale e l'unità, mentre l'Acquario è governato da Urano, il grande catalizzatore, il pianeta del Risveglio della Consapevolezza. Vi sono circa duemila diverse religioni sulla Terra e la maggior parte di esse credono in un Dio descritto quasi sempre come un Dio d'amore: partendo da questi presupposti sembrerebbe ci sia molto terreno in comune su cui costruire. Questa nuova fase epocale promette di vedere il crollo di molti muri dogmatici e l'evoluzione dell'Umanità verso la verità universale e l'amore divino, nonché la realizzazione che, pur con le nostre diversità, siamo tutti figli di Dio nella stessa famiglia degli Umani.
Il Cambiamento d'Epoca e le Connessioni Galattiche
Nel 1999, dopo vent'anni di "intercettamento", l'orbita di Plutone si sposta fuori da quella di Nettuno, tornando alla sua abituale e più influente posizione di pianeta più esterno del nostro sistema solare. Molti altri legami galattici si allineano simultaneamente per risvegliare ulteriormente la nostra coscienza. Infatti, Plutone è in congiunzione con una stella di prima grandezza: Antares, il cuore rosso dello Scorpione, un ingresso per il centro più sacro della nostra Via Lattea. Contemporaneamente Alcyone, il Sole centrale delle Pleiadi, si sposta oltre la cuspide del Toro ed entra nel segno dei Gemelli, incarnando così un'esplosione di consapevolezza e comunicazione fuori dal circolo dell'ego ed entro la spirale galattica
Tutto ciò indica l'approssimarsi di alcuni intensi episodi finali di pulizia, guarigione, risveglio, integrazione e padronanza, che costituiscono una sfida al nostro passaggio attraverso il punto cruciale della "Finestra" entro il nuovo millennio. Sembra anche che numerosi antichi monumenti e luoghi sacri su tutto il pianeta siano stati specificatamente costruiti per raffigurare nella pietra questa metamorfosi epocale e per attivarsi in un allineamento astronomico. Tra di essi: Stonehenge in Inghilterra, Chaco Canyon nel New Mexico, Callanish in Scozia, Chimney Rock in Colorado e molti altri. Infatti, poiché il cambiamento d'era avverrà entro questo possente vortice cuspidale, contrassegnato dall'allineamento dei solstizi sullo stesso piano della nostra galassia, entreranno contemporaneamente in azione molti potenti meccanismi ciclici.
La Finestra del 2012
Il prossimo "massimo solare" avrà luogo durante il famoso anno che corrisponde alla data finale del calendario Maya, il 2012. Si sono formulate molte ipotesi intorno al termine di questo tredicesimo e, si suppone ultimo, Baktun (una quantità ciclica di anni) del calendario Maya. I Maya erano profondamente interessati al fenomeno delle macchie solari ed alla loro relazione con i cambiamenti sulla Terra e nelle coscienze ed avevano collegato i cicli di Venere con l'attività solare e le mutazioni dei campi magnetici. Grazie a calcoli astronomici incredibilmente complessi, essi avevano previsto uno spostamento del campo magnetico solare estremamente potente e promotore di grandi metamorfosi, proprio nel 2012.Tra le rovine del Tempio delle Ispirazioni di Palenque, in Messico, gli archeologi hanno trovato e decifrato delle iscrizioni che annuncerebbero per l'anno 2013 il ritorno da un viaggio stellare di una cultura magica ed antichissima.
Tutto ciò sembra essere un chiaro invito per noi tutti ad abbandonare qualsiasi timore e ad entrare con totale fiducia e stupore nell'alba di una nuova realtà solare. Molti aspetti del mondo che conosciamo possono effettivamente essere sul punto di scomparire, ma ciò che crollerà e rinascerà dalle ceneri del passato formerà le fondamenta del mondo di domani, su basi maggiormente evolute e sacre. La nostra capacità di riconciliarci e sostenerci come membri di una sola famiglia Umana sarà il nucleo stesso di questa trasformazione.Io spero fortemente che, entro l'anno 2012, vedremo fiorire una nuova cultura dell'Umanità, dove i nostri figli conosceranno sia il Cielo in Terra che un "cammino di ritorno verso le stelle", sia nei cieli meravigliosi che nei loro occhi brillanti di gioia.
di Ken Kalb
Il professor Ken Kalb è un noto scrittore e cosmologo americano, autore di numerosi testi sulla meditazione trascendentale, l'astrologia, la metafisica e la filosofia . Questo articolo è un estratto del suo ultimo libro, "LightShift 2000: Let's Turn on the Light of the World", che sta avendo un enorme successo di critica e di pubblico negli Stati Uniti. Ringraziamo Ken Kalb per la stima accordataci e per averci concesso i diritti di divulgazione per tutti i suoi scritti.
Per maggiori informazioni: http://www.lightshift.com

http://www.isolachenonce-online.it/et/tabloid/nuovacoscienza/finestra_millennio.html

2012 LA FINE DEL MONDO O DI UN ERA?

Così come della celeberrima frase "mille e non più mille", anche di questa misteriosa data presente nelle profezie Maya se ne fa un gran parlare.
Più precisamente la data corrisponde al 20 dicembre 2012, momento in cui terminerà il tredicesimo b'ak'tun e inizierà una nuova era, nel giorno successivo.
Anche se sono ovviamente molti che gridano alla fine del mondo, risulta più plausibile che sarà la fine di un'era a favore di un'altra, concorde anche con l'entrata nella nuova era dell'Acquario, portatrice di molti cambiamenti positivi.
Proviamo a capirci qualcosa...
Il "Lungo computo" è il calendario usato dai Maya, che al vaglio anche di recenti studi è risultato essere preciso più di qualsiasi altro metodo di calcolo, con la possibilità di fare calcoli altrettanto precisi nel futuro.
La data viene composta secondo una numerazione progressiva in base mista 13, 18 e 20, su un numero composto da 5 "cifre": la prima (quella delle "unità") in base 20, la seconda (le "decine") in base 18, la terza e la quarta di nuovo in base 20, la quinta in base 13. Per esempio il numero "12.19.13.7.19" corrisponde all'11 gennaio 2007.
Il ciclo completo del "Lungo computo" è quindi di 13*20*20*18*20 = 1.872.000 giorni (circa 5125 anni), corrispondente a 13 cicli di 400 anni (144.000 giorni), chiamati "b'ak'tun".
Il 20 dicembre, per tanto, corrisponde al termine di questi 13 cicli (corrispondente al numero "12.19.19.17.19", come espresso nella tabella sottostante.
Ciclo completo dei 13 b'ak'tun
Lungo computo
Calendario Gregoriano corripondente
0.0.0.0.0
11 Agosto, 3114 a.c.
1.0.0.0.0
13 Novembre, 2720 a.c.
2.0.0.0.0
16 Febbraio, 2325 a.c.
3.0.0.0.0
21 Maggio, 1931 a.c.
4.0.0.0.0
23 Agosto, 1537 a.c.
5.0.0.0.0
26 Novembre, 1143 a.c.
6.0.0.0.0
28 Febbraio, 748 a.c.
7.0.0.0.0
3 Giugno, 354 a.c.
8.0.0.0.0
5 Settembre, 41 d.c.
9.0.0.0.0
9 Dicembre, 435 d.c.
10.0.0.0.0
13 Marzo, 830 d.c.
11.0.0.0.0
15 Giugno, 1224 d.c.
12.0.0.0.0
18 Settembre, 1618 d.c.
0.0.0.0.0
21 Dicembre, 2012 d.c.
L'inghippo.
A quanto sembra la "fine di questo creato" corrisponderebbe ad una lunga serie di cicli, basati su un lungo computo visegimale (un sistema numerico in base 20 composto da 20 cifre), equivalente a:
13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.13.0.0.0.0
Ma i Maya avrebbero abbreviato i loro computi alle ultime 5 cifre di questo computo "generale" (passatemi il termine), sicché l'attuale era corrisponderebbe a:
0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.0.13.0.0.0.0
Quindi mancherebbe ancora molto, ma molto tempo prima della fine del mondo, a patto che sia ciò che gli stessi Maya intendessero realmente.
Una data importante, comunque.
Per i Maya rimane comunque una data molto importante perché chiude un'era e ne introduce una nuova, normalmente segnalata da eventi piuttosto importanti, anche a livello climatico.
Per i Maya questa è comunque una fase di transizione, in cui siamo usciti dal Mondo del Quarto Sole, ma non siamo ancora entrati nel Quinto. Per altri è il termine dell'era dei Pesci e l'inizio (anche se non ci siamo ancora entrati realmente) dell'era dell'Acquario.
In ogni caso è reale la concordanza tra varie religioni, filosofie, discipline e in qualsiasi modo le si vogliano chiamare, in cui siamo di fronte all'inizio di una nuova era positiva per l'umanità, in cui prevarrà la nostra spiritualità e non materialità.
Carlos Barrios, uno storico, antropologo e ricercatore, ha passato molti anni a studiare con gli anziani Maya, studiando molti calendari insieme a suo fratello Gerardo il quale, per ampliare la sua conoscenza, intervistò più di 600 anziani.
Barrios afferma innanzitutto che:
Gli antropologi visitano i templi, leggono steli ed iscrizioni e confezionano storie sui Maya, tuttavia non interpretano i segni in modo corretto, lavorano solo di immaginazione... Altri scrivono delle profezie nel nome dei Maya; dicono che il mondo finirà nel dicembre del 2012. Gli anziani Maya sono furibondi per questo; il mondo non finirà, sarà trasformato. Sono gli indigeni - non altri - a possedere i calendari ed a sapere come interpretarli correttamente.
E inoltre:
La data specificata dai calendari - il solstizio d'inverno dl 2012 - non indica la fine del mondo. Molti stranieri che si occupano dei calendari Maya fanno un gran baccano su questa data, ma ne sanno poco o nulla; quelli che sanno sono gli anziani indigeni cui è affidato il compito di preservare la tradizione.L'umanità andrà avanti ma in un modo diverso. Le strutture materiali cambieranno e da questo avremo l'opportunità di essere più umani.
I cambiamenti profetizzati stanno per verificarsi, ma il nostro atteggiamento e le nostre iniziative ne determineranno l'asprezza o la dolcezza.
Dobbiamo agire, onde determinare cambiamenti ed eleggere come nostri rappresentanti persone che comprendano la situazione ed intraprendano iniziative politiche volte al rispetto della Terra. La meditazione e le attività spirituali sono valide, ma lo è altrettanto l'azione.
È assai importante essere sinceri su chi siamo e sul nostro rapporto con il pianeta.
Sviluppatevi secondo la vostra tradizione e date ascolto al cuore, ma ricordate di rispettare le diversità e di perseguire l'unità.
Nutritevi con accortezza. Molti alimenti sono contaminati, sia in modo palese sia in modo meno evidente; fate attenzione a quello che introducete nell'organismo.
Imparate a conservare il cibo e l'energia.
Imparate qualche valida tecnica di respirazione, in modo da riuscire a padroneggiarla.
Siate onesti. Seguite una tradizione che abbia nobili radici; non importa quale, il vostro cuore ve la indicherà, ma deve avere nobili radici.
Viviamo in un mondo di energia.
Niente fine del mondo, quindi, ma comunque un importante momento di crescita, miglioramento ed evoluzione per tutti, per riscattare un mondo che, ormai è sotto gli occhi di tutti, sta arrivando al collasso.
Perciò...
Non è certo il primo monito che riceviamo negli anni e nella storia dell'umanità, tuttavia a quanto pare siamo di fronte ad un momento epocale, di fronte a cui non si può certo star semplicemente a guardare.
Come si suol dire... diamoci da fare! :)
E ora, un po' di riferimenti web dove poter approfondire:
Il calendario Maya (in inglese)
Numerazione vigesimale (in inglese)
Numerazione posizionale
Cosa accadrà nel 2012? (il documento da dove ho recuperato le citazioni di Carlos Barrios)
Precessione degli equinozi e l'era dell'Acquario
E naturalmente ogni commento è il benvenuto... ;)
si narra che...
Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.Paulo Coelho


http://www.marcotrevisan.it/?I18n=&way=news&idn=86#str-comments

venerdì 29 febbraio 2008

IL BIG BANG CICLICO

Il "Big Bang" è una contrazione ciclica
L'Universo è nato nel momento esatto in cui c'è stata l'esplosione del Big Bang. Questa la teoria che i fisici di tutto il mondo hanno di fatto accettato e che da decenni viene ritenuta plausibile. Oggi, tuttavia, c'è chi ipotizza una nuova e altrettanto interessante teoria. Secondo il fisico computazionale Neil Turok l'enorme esplosione avvenuta all'alba dei tempi non fu altro che una delle tante contrazioni che il cosmo ripete ciclicamente. Il modello proposto dallo scienziato sta riscuotendo parecchio interesse nell'ambiente e molti colleghi di Turok stanno prendendo sul serio le sue posizioni.
Il Big Bang non è altro che una fase di un ciclo infinito - Neil, che insegna alla Cambridge University, ritiene che il Big Bang rappresenta solo una fase di un ciclo di espansioni e contrazioni del cosmo che si ripete all'infinito. Stando a quanto da lui teorizzato, sia il tempo che l'universo non hanno né inizio né fine.
Una teoria che ha la sua logica - Un'idea bizzarra, ma per Turok non è più insolita della classica spiegazione che generalmente viene attribuita al Big Bang: uno specifico fenomeno che sfugge alle leggi della fisica come noi le conosciamo, in cui tutte le equazioni puntano all'infinito e "tutte le proprietà che normalmente usiamo per descrivere l'Universo e ciò che esso contiene vengono a cadere".
L'Universo esisterebbe in almeno dieci dimensioni parallele - Tale incoerenza ha portato il fisico a porsi nuove domande sul Big Bang e a chiedersi se lo stesso non potesse essere spiegato nell'ambito della teoria delle stringhe, ipotesi controversa, finora non verificata, secondo cui l'Universo esisterebbe in almeno dieci dimensioni parallele e sarebbe formato da blocchi costitutivi unidimensionali denominati appunto stringhe.
La teoria delle stringhe - Stando a una versione delle teoria delle stringhe nota come teoria-m, spiega Turok, "la settima extra dimensione dello spazio è costituita dal gap che separa due oggetti paralleli denominati membrane. Sarebbe come lo spazio che separa due specchi paralleli. La domanda è: cosa accadrebbe se i due specchi entrassero in collisione? Forse ne deriverebbe il Big Bang".
Ma cosa c'era prima della "nascita" dell'attuale Universo? - Nella teoria di Turok esisteva un Universo per molti aspetti simile a quello oggi conosciuto, caratterizzato da bassa densità di materia e da un qualcosa denominata energia oscura. Immaginando un Universo del genere, ma in cui l'energia oscura interna sia instabile, ne deriva che il decadimento della stessa porta le due membrane ad unirsi, generando radiazioni e successivamente una espansione che dà origine a stelle e galassie. A quel punto l'energia oscura riprende il sopravvento. È l'energia che deriva dalla forza di attrazione tra le due membrane, che le riporta a scontrarsi. Quindi si ha uno scoppio seguito da un altro scoppio e poi da un altro ancora. Non c'è un inizio dei tempi. Il cosmo è sempre stato lì.
Prima di questo Universo ce n'era un altro simile - Il magazine Wired, incuriosito dalla teoria ha intervistato il fisico soprattutto per capire meglio se in un qualche momento vi sia stato comunque un inizio. "Immaginate di avere una stanza piena d'aria, con tutte le molecole che rimbalzano da una parte all'altra - ha spiegato lo scienziato -. Per la maggior parte del tempo, le molecole si distribuiscono in maniera uniforme, ma una volta su un milione di miliardi di anni vanno a finire nell'angolo della stanza. Guardando la stanza e spostando avanti le lancette dell'orologio, le molecole ritornano uniformi. Ma poi la situazione si capovolge, e si indirizzano nuovamente nell'angolo, per poi distaccarsene di nuovo, all'infinito. Se la metafora è corretta, questo vuol dire che il tempo per un po' può correre in avanti, poi tornare indietro, e quindi accelerare di nuovo. Questo è il quadro generale: siamo ancora ben lontani dal comprendere totalmente il fenomeno, ma è appunto questa la mia scommessa. Il mio interesse principale resta comunque il problema della singolarità. Se non riusciamo a capire cosa sia accaduto alla singolarità da cui siamo nati, allora non potremo mai comprendere fino in fondo le leggi della fisica delle particelle. Sarei ben felice di individuare le origini almeno dell'ultima singolarità che abbiamo vissuto e lasciare le altre ai posteri".
Come si testa la sua teoria? - "Se l'Universo fosse nato da zero per poi espandersi in maniera esponenziale - conclude Turok - ne sarebbero derivate delle onde gravitazionali in viaggio attraverso lo spazio/tempo. Queste onde avrebbero riempito l'universo, generando un sistema di echi dell'inflazione stessa. Nel nostro modello, la collisione delle due membrane non genera nessun onda. Quindi se potessimo misurare le onde, saremmo anche in grado di verificare quale sia la teoria corretta. Stephen Hawking ha scommesso con me che avremmo trovato i segni dell'inflazione. Io ho scommesso che non li troveremo, e vi assicurò che non vincerà lui, potrei puntarci qualsiasi somma. Finora lui non ha parlato di una cifra precisa, ma è molto più ricco di me, quindi ben venga, sarà un piacere batterlo".
http://notizie.tiscali.it/articoli/scienza/08/febbraio/29/universo_bigbang_fenomeno_ciclico_555.html?stampa

domenica 10 febbraio 2008

ORIGINE DELL'ASTRONOMIA

Già in tempi remoti, l'alternarsi del giorno e della notte e le osservazioni delle posizioni del Sole, della Luna e delle stelle suscitarono l'interesse dell'uomo, che ben presto iniziò a sfruttare il moto regolare degli astri per misurare il tempo e per orientarsi sulla superficie terrestre. L'astronomia si sviluppò a partire dalla necessità di risolvere piccoli problemi quotidiani quali, ad esempio, quello di individuare la propria posizione durante i lunghi viaggi, oppure di stabilire il periodo adatto per la semina e la mietitura delle messi, o per le celebrazioni religiose.

I popoli antichi notarono che l'aspetto del cielo mutava con regolarità. Il Sole, che divide il giorno dalla notte, sorge ogni mattina in una certa direzione, l'oriente, si muove nel cielo nel corso della giornata e tramonta nella direzione opposta, l'occidente. Di notte sono visibili migliaia di stelle che seguono un percorso simile, spostandosi attorno a un punto fisso, noto come polo celeste.

Anche la diversa durata del dì e della notte venne notata già nell'antichità. Nel corso delle giornate più lunghe il Sole, visto dall'emisfero boreale, sorge spostato verso nord rispetto all'est e raggiunge la sua massima altezza in cielo a mezzogiorno; nel periodo delle giornate corte, invece, sorge spostato verso sud e rimane più basso sull'orizzonte. Inoltre, come compreso per la prima volta dagli egizi, nel corso dell'anno cambia continuamente la sua posizione relativa rispetto alle stelle.

In seguito fu osservato che il Sole, la Luna e cinque pianeti brillanti si muovono all'interno di una stretta fascia di cielo detta zodiaco. La Luna percorre lo zodiaco velocemente, superando il Sole ogni 29,5 giorni circa, intervallo di tempo a cui venne dato il nome di mese sinodico. Osservando le stelle, gli antichi tentarono di organizzare una ripartizione del tempo in giorni, mesi e anni, stabilendo un calendario.

Il Sole e la Luna attraversano lo zodiaco da occidente verso oriente, mentre i cinque pianeti brillanti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) si muovono verso occidente, eccetto in alcuni periodi in cui sono animati da un moto retrogrado. In queste fasi i pianeti sembrano muoversi in modo casuale verso oriente, compiendo dei cammini chiusi nel corso del loro spostamento. Fin dai tempi antichi, la gente ha immaginato che gli eventi del cielo, e in modo particolare il moto dei pianeti, potessero in qualche modo influire sulle vicende terrene e questa credenza, che oggi rappresenta la base dell'astrologia, ha incoraggiato lo studio dei moti planetari; così, si può dire che in passato, l'interesse astrologico abbia in parte contribuito al progresso dell'astronomia.

Gli antichi greci portarono importanti contributi teorici all'astronomia. Il sistema tolemaico, proposto dall'astronomo Claudio Tolomeo nel II secolo d.C., prevedeva che la Terra fosse immobile al centro dell'universo e che intorno a essa le stelle e i pianeti compissero un complicato moto di rivoluzione: mentre ruotavano su piccole orbite circolari dette epicicli, descrivevano un'orbita più ampia intorno alla Terra, detta deferente. Il sistema tolemaico fu ritenuto valido per più di un millennio, fino a quando Niccolò Copernico avanzò la sua teoria eliocentrica.

Dopo secoli in cui si era creduto che la Terra fosse il centro dell'universo intorno a cui ruotano tutti i corpi celesti, Niccolò Copernico propose nel XVI secolo il suo modello eliocentrico, con il Sole fisso al centro del sistema solare e tutti gli altri pianeti in rotazione intorno a esso. La teoria copernicana, proclamata un'eresia dalla Chiesa e dagli scienziati del tempo, trovò conferma in seguito grazie al genio di Keplero e di Galileo. In questa incisione del 1661, attribuita ad Andrea Cellarius, la Terra è rappresentata in quattro posizioni diverse occupate nel corso dell'anno, e i pianeti appaiono correttamente posizionati su orbite centrate nel Sole. Il cerchio più esterno rappresenta la fascia dello zodiaco, la porzione di cielo che il Sole sembra attraversare nel suo moto apparente osservato dalla Terra.

http://www.giorgiotave.it/sistema_solare/studi.php

I PIANETI

Quarto pianeta del sistema solare, in ordine di distanza dal Sole. Presenta varie analogie con la Terra, ad esempio la durata del giorno e l'alternarsi di un ciclo di stagioni, e per questo motivo è stato oggetto di numerose missioni volte a rivelare la presenza di forme di vita sulla sua superficie. Marte ha due piccole lune, fortemente craterizzate, Phobos e Deimos, aventi diametro rispettivamente di 21 km e 12 km; si tratta forse di asteroidi catturati dal pianeta all'inizio della sua evoluzione.



Osservato senza l'ausilio di un telescopio, Marte si presenta come un oggetto rossastro di luminosità variabile. Nel momento di massima vicinanza alla Terra (55 milioni di km), è dopo la Luna e Venere l'oggetto più luminoso del cielo notturno. Le condizioni migliori per l'osservazione diretta si verificano quando il pianeta si trova in opposizione, al momento di massima vicinanza; queste favorevoli circostanze si ripetono ogni 15 anni circa.

Per mezzo di un telescopio, sono visibili sulla superficie di Marte ampie regioni di un arancione brillante, alcune aree più scure e altre rossastre, i cui confini variano seguendo il ciclo delle stagioni marziane. A causa dell'inclinazione dell'asse di rotazione e dell'eccentricità dell'orbita, il pianeta è caratterizzato da estati meridionali corte e relativamente calde e da inverni lunghi e freddi. Il colore rossastro è dovuto alla superficie fortemente ossidata, mentre le aree scure sono probabilmente composte da rocce simili ai basalti terrestri, con una superficie ossidata e alterata dagli agenti atmosferici. Le aree luminose sembrano di composizione simile e sono ricoperte da polveri fini. La scapolite, un minerale abbastanza raro sulla Terra, è diffusa ovunque sulla superficie marziana e potrebbe forse liberare nell'atmosfera notevoli quantità di anidride carbonica (CO2).

Ai poli del pianeta vi sono ampie calotte brillanti, apparentemente composte da ghiaccio, i cui confini si allargano e si ritirano secondo le stagioni. Questo ciclo stagionale è seguito da almeno due secoli: ogni autunno marziano si formano in prossimità dei poli delle nubi brillanti al di sotto delle quali si deposita un sottile strato di anidride carbonica. Durante la primavera, alla fine della lunga notte polare, queste nubi polari si dissipano e i confini delle calotte glaciali si ritirano gradualmente verso i poli, evaporando a causa della luce solare. A metà estate la contrazione delle calotte si arresta e fino all'autunno successivo sopravvive un brillante deposito di brina e ghiaccio.

Oltre alle nubi polari, composte prevalentemente da anidride carbonica, vi sono foschie d'alta quota e nubi di ghiaccio. Queste ultime derivano dal raffreddamento di masse d'aria che si innalzano sopra le alture. Ampie nubi giallastre, che trasportano la polvere sollevata dai venti, sono particolarmente evidenti durante le estati nell'emisfero meridionale.

L'idea che su Marte potessero esistere forme di vita risale a molto tempo fa. Nel 1877 l'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli annunciò di aver osservato sulla superficie del pianeta un complesso sistema di canali. L'astronomo statunitense Percival Lowell rese pubblica la scoperta parlando di canali artificiali e ipotizzando che queste strutture rappresentassero il tentativo effettuato da esseri intelligenti di irrigare un pianeta arido. Le osservazioni dalle sonde hanno però mostrato che sul pianeta non vi sono canali artificiali, e altre presunte prove di vita su Marte si sono rivelate inesistenti. Non vi è traccia di materiale organico e i cambiamenti stagionali delle aree superficiali non sono dovuti a un ciclo vegetale ma ai venti periodici che spirano trasportando sabbia e polvere. L'acqua si trova sotto forma di ghiaccio, solo ai poli o sotto la superficie e, come vapore o come cristalli di ghiaccio, in piccole tracce nell'atmosfera. Inoltre l'atmosfera è molto sottile, e la superficie del pianeta è esposta non solo a una dose letale di radiazione ultravioletta, ma anche agli effetti chimici di sostanze altamente ossidanti come il perossido di idrogeno.

Una questione più complessa è quella che riguarda la possibilità che la vita sia esistita in passato, dato che vi sono prove di grandi cambiamenti climatici e di un'atmosfera che una volta deve essere stata più calda e più densa di adesso. Grande clamore ha sollevato la notizia divulgata dalla NASA nel 1996 secondo la quale, in un meteorite marziano trovato in Antartide, vi sono tracce di organismi simili a batteri. Ricerche sono in atto per confermare questa clamorosa scoperta. Una risposta definitiva si potrà avere solo quando si potranno prelevare campioni del suolo marziano da analizzare accuratamente in laboratorio. Sono in corso numerosi studi per realizzare, nel corso del XXI secolo, una missione verso Marte con equipaggio a bordo

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Mercurio
Il pianeta più vicino al Sole. Ha diametro di 4880 km, pari a circa un terzo di quello terrestre e densità media pressoché uguale a quella della Terra. Mercurio ruota intorno al Sole a una distanza media di circa 58 milioni di km, descrivendo un'orbita ellittica, con periodo di rivoluzione di circa 88 giorni e periodo di rotazione di 59 giorni. Poiché la sua superficie è composta da rocce irregolari, porose e scure, esso riflette poco la luce solare.

Studi spettroscopici indicano la presenza di una sottile atmosfera, contenente prevalentemente sodio e potassio emessi dalla crosta del pianeta. Le collisioni con altri corpi formati all'inizio della storia del sistema solare, potrebbero aver "strappato" i materiali più leggeri, e ciò spiegherebbe la densità relativamente alta di Mercurio. La forza di gravità sulla superficie del pianeta è circa un terzo di quella sulla superficie terrestre.

La sonda spaziale Mariner 10, che sorvolò Mercurio due volte nel 1974 e una volta nel 1975, trasmise immagini di una superficie costellata di crateri, con qualche somiglianza con quella lunare, e registrò una temperatura di circa 350 °C sul lato esposto al Sole e di circa -150 °C sul lato in ombra. Il Mariner 10 misurò anche un campo magnetico d'intensità pari all'1% di quello terrestre. La superficie di Mercurio, a differenza di quella della Luna, è solcata da lunghe scarpate, che risalgono forse al periodo di contrazione che il pianeta attraversò durante il processo di raffreddamento, all'inizio della sua storia. Nel 1991 potenti radiotelescopi a terra rivelarono segni di vasti strati di ghiaccio nelle regioni polari del pianeta, aree che non erano state rilevate dal Mariner 10.

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Venere

Secondo pianeta del sistema solare, in ordine di distanza dal Sole. Dopo la Luna, Venere è l'oggetto più brillante del cielo notturno. Nell'antichità era detto Vespero, o stella della sera, quando appariva al tramonto, e stella del mattino oppure Phosphoros o Lucifero, quando era visibile poco prima dell'alba. A causa delle rispettive posizioni di Venere, Terra e Sole, il pianeta infatti non è mai visibile più di tre ore prima dell'alba e per oltre tre ore dopo il tramonto.

Osservato al telescopio, Venere mostra un ciclo di fasi simili a quelle della Luna, che si ripetono con un periodo sinodico di 1,6 anni. Raggiunge la sua massima brillantezza (con magnitudine -4,4) durante la fase crescente. I transiti sul disco solare sono rari, e avvengono a coppie, a intervalli di poco più di un secolo. I prossimi due sono previsti per il 2004 e il 2012.

Venere è completamente coperto di nubi; ciò naturalmente rappresenta un ostacolo per le osservazioni dirette dalla Terra e la maggior parte delle informazioni di cui disponiamo sono state fornite dalle sonde spaziali, in particolare da quelle che si sono posate sulla superficie del pianeta attraversando la densa atmosfera che lo circonda.

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TERRA

Il primo sorvolo di Venere venne effettuato dalla sonda Mariner 2, lanciata dagli Stati Uniti nel 1962, seguita dal Mariner 5 nel 1967 e dal Mariner 10 nel 1974. A partire dagli anni Sessanta furono inviate verso il pianeta anche le numerose sonde sovietiche del tipo Venera; le sonde Vega 1 e 2, dirette verso la cometa di Halley nel 1984, sorvolarono Venere sganciando delle capsule sulla sua superficie. Informazioni dettagliate vennero fornite dalle due navicelle statunitensi Pioneer Venus dotate di speciali radar e sofisticati strumenti di misura. La sonda Magellano, lanciata nel 1989, iniziò l'anno successivo a trasmettere immagini radar del pianeta. Esse sono state elaborate al computer per fornire una spettacolare rappresentazione tridimensionale della superficie


Terzo pianeta del sistema solare, in ordine di distanza dal Sole; unico pianeta, allo stato attuale delle conoscenze, che ospiti forme di vita.

Un'atmosfera ricca di ossigeno, temperature moderate, la presenza di acqua e una composizione chimica varia sono le condizioni che permettono la vita sulla Terra. Il pianeta è costituito da rocce e minerali, presenti allo stato solido in superficie e allo stato fluido negli strati più interni.

Dal momento che la superficie terrestre presenta, da regione a regione, curvature diverse, la forma del pianeta non è assimilabile a quella di un solido geometrico regolare. Trascurando i rilievi e le irregolarità superficiali, essa può essere in prima approssimazione ricondotta a un ellissoide di rotazione, vale a dire al solido geometrico che si ottiene facendo ruotare un'ellisse intorno al suo asse minore.

Calcoli recenti, basati sullo studio delle irregolarità orbitali di satelliti artificiali, hanno permesso di appurare che la Terra presenta effettivamente una forma di ellissoide, ma lievemente deformata ?a pera?: la differenza tra il raggio minimo equatoriale e il raggio polare (distanza tra il centro della Terra e il Polo Nord) è di circa 21 km, inoltre il Polo Nord "sporge" rispetto all'ellissoide regolare di circa 10 m, mentre il Polo Sud è ?schiacciato? di 31 m.

La Terra può essere schematicamente suddivisa, procedendo dall'esterno verso l'interno, in cinque parti: l'atmosfera (gassosa), l'idrosfera (liquida), la litosfera (solida), il mantello e il nucleo, in parte solidi. L'atmosfera è l'involucro gassoso che circonda il corpo del pianeta: ha uno spessore di oltre 1100 km, ma data la rarefazione progressiva con la quota, circa la metà della sua massa è concentrata nei primi 5600 m.

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Giove
Quinto pianeta in ordine di distanza dal Sole e primo come dimensioni tra quelli del sistema solare. Ha volume 1400 volte maggiore di quello della Terra, ma la sua densità media è circa un quarto di quella terrestre: ciò indica che esso è formato da gas piuttosto che da metalli e rocce come i pianeti interni.

Orbita attorno al Sole a una distanza media di circa 780 milioni di chilometri (5,2 volte maggiore di quella della Terra), compiendo una rivoluzione completa in 11,9 anni; il suo periodo di rotazione è di 9,9 ore e non è uniforme. La rapida rotazione produce uno schiacciamento ai poli del pianeta, visibile anche al telescopio. Giove mostra delle bande, rese più appariscenti dai colori pastello delle nubi, dovute alla presenza di forti correnti atmosferiche; una delle strutture più notevoli è la famosa regione ovoidale color ocra nota come Grande Macchia Rossa. I colori sono dovuti a tracce di composti che si formano a seguito di reazioni chimiche indotte dalla luce ultravioletta, da scariche elettriche e dal calore; alcuni di questi composti sembrano simili alle molecole organiche che si formarono sulla Terra primordiale e che gettarono le basi della vita.

Sono stati scoperti finora sedici satelliti di Giove. I quattro maggiori (Io, Europa, Ganimede e Callisto) vennero individuati da Galileo, nel 1610.

Le moderne osservazioni mostrano che la densità media dei satelliti principali varia con la distanza dal pianeta, in modo simile a quanto accade per i pianeti del sistema solare. Io ed Europa, vicini a Giove, sono densi e rocciosi come i pianeti interni (Mercurio, Venere): Ganimede e Callisto, più lontani, sono composti perlopiù da ghiaccio d'acqua e hanno densità relativamente bassa. Probabilmente durante il processo di formazione, sia dei pianeti sia di questi satelliti, la vicinanza al corpo centrale (rispettivamente il Sole o Giove) impedì la condensazione delle sostanze più leggere.

La crosta ghiacciata di Callisto e Ganimede è segnata da numerosi crateri, segni di un antico bombardamento probabilmente da parte di nuclei di comete, simile al bombardamento di asteroidi che subì la Luna. Al contrario, la superficie di Europa è estremamente liscia: il satellite è ricoperto da uno strato di ghiaccio, percorso da una fitta e intricata rete di fratture, sotto il quale potrebbe esserci acqua liquida.

La superficie del satellite più interessante, Io, ha un aspetto singolare: vi sono zone giallastre, marroni e bianche punteggiate di nero. Io è sconvolto dal vulcanismo: circa dieci vulcani erano in eruzione nel 1979, al momento del passaggio del Voyager, e vi sono prove di eruzioni successive. Dalle bocche vulcaniche viene emesso biossido di zolfo che si condensa sulla superficie, formando un'atmosfera locale temporanea.

Gli altri satelliti di Giove sono molto più piccoli e meno studiati di quelli galileiani. Gli otto più esterni formano due gruppi distinti e sono probabilmente dei corpi catturati dall'intenso campo gravitazionale del pianeta.

Vicino al pianeta, le sonde Voyager scoprirono un debole sistema di anelli. Il materiale di cui sono formati potrebbe essere prodotto dalla disintegrazione di piccolissimi satelliti che si muovono all'interno degli anelli stessi, oppure dal satellite Metis che si trova appena all'esterno di essi.


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Saturno


Sesto pianeta in ordine di distanza dal Sole e secondo come dimensioni tra quelli del sistema solare. La caratteristica principale di Saturno è il sistema di anelli, osservato per la prima volta da Galileo nel 1610 e descritto correttamente dall'astronomo olandese Christiaan Huygens. Nel 1655, avendo necessità di ulteriore tempo per verificare la propria osservazione senza perderne la paternità, questi scrisse un anagramma le cui lettere, opportunamente riarrangiate, formavano una frase latina che, tradotta, dice: "Saturno è circondato da un disco piatto e sottile, che non tocca il pianeta in alcun punto, inclinato rispetto all'eclittica". Gli anelli sono stati nominati nell'ordine in cui sono stati scoperti e, dall'interno verso l'esterno, sono noti come D, C, B, A, F, G, ed E. Oggi si sa che essi, in realtà, sono composti da oltre 100.000 anelli sottilissimi.

Osservato dalla Terra, Saturno appare come un oggetto giallastro molto luminoso. Attraverso un telescopio sono facilmente visibili gli anelli A e B, mentre gli anelli D ed E si vedono solo in condizioni di visibilità ottimale. Gli strumenti a terra hanno mostrato nove satelliti e, nella parte superiore dell'atmosfera, deboli bande chiare e scure parallele all'equatore.

La conoscenza del pianeta è migliorata notevolmente dopo la spedizione delle tre sonde statunitensi Pioneer 11 (settembre 1979), Voyager 1 (novembre 1980) e Voyager 2 (agosto 1981). Esse trasportavano fotocamere e strumenti per l'analisi dell'intensità e della polarizzazione della luce nelle regioni visibile, ultravioletta e infrarossa dello spettro elettromagnetico. Erano inoltre equipaggiate con strumenti per lo studio del campo magnetico del pianeta, e per la rivelazione di particelle cariche e di grani di polvere nel mezzo interplanetario.

Gli anelli si allungano fino a una distanza di 136.200 km dal centro di Saturno, ma in alcuni punti sono spessi solo 5 m. Sono probabilmente composti da aggregati di rocce, gas ghiacciati e ghiaccio d'acqua di piccole dimensioni.Nell'apparente separazione tra gli anelli A e B, osservata dall'astronomo Giovanni Cassini, si trovano cinque deboli anelli, ripresi dalle telecamere dei Voyager. Gli ampi anelli B e C si sono forse formati da centinaia di anelli sottili, alcuni leggermente ellittici, che mostrano piccole variazioni di densità, provocate dall'interazione gravitazionale tra gli anelli e i satelliti. Le immagini dei Voyager hanno inoltre rivelato anche figure radiali scure, in rotazione nell'anello B.

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Urano
Settimo pianeta in ordine di distanza dal Sole, situato tra le orbite di Saturno e di Nettuno. Dalla Terra appare di sesta magnitudine, appena visibile a occhio nudo. Fu scoperto nel 1781 dall'astronomo William Herschel, che gli diede il nome di Georgium Sidus (Stella di Giorgio) in onore di re Giorgio III d'Inghilterra; il nome Urano, che venne proposto dall'astronomo tedesco Johann Elert Bode, entrò in uso alla fine del XIX secolo.

Urano ha diametro di 52.200 km, distanza media dal Sole di 2,87 miliardi di km e periodo di rivoluzione di 84 anni; compie una rotazione attorno a un asse inclinato di 98° rispetto al piano dell'orbita, con periodo di 17 ore e 15 minuti. La sua atmosfera è composta principalmente di idrogeno ed elio, con tracce di metano. Al telescopio il pianeta appare come un piccolo disco verde-bluastro con un debole bordo verde. Urano ha rispettivamente massa e volume 14,5 e 67 volte maggiori di quelli della Terra, mentre la gravità superficiale è 1,17 volte quella del nostro pianeta. Il campo magnetico, invece, è solo un decimo di quello terrestre, con asse inclinato di 55° rispetto all'asse di rotazione. La densità relativa è circa 1,2.

Nel 1977, sfruttando l'occultazione di una stella da parte del disco del pianeta, l'astronomo americano James L. Elliot notò la presenza di cinque anelli che giacevano sul suo piano equatoriale. Chiamati Alfa, Beta, Gamma, Delta ed Epsilon (a partire dall'anello più interno), essi formano una cintura che si estende fino a 51.300 km dal centro del pianeta; altri quattro anelli vennero scoperti nel gennaio del 1986 dalla sonda spaziale Voyager 2.

Urano ha 15 satelliti (5 scoperti con telescopi dalla Terra, 10 scoperti dal Voyager 2), che orbitano sul piano equatoriale e si muovono nello stesso verso di rivoluzione del pianeta. I due più grandi, Oberon e Titania, vennero scoperti da Herschel nel 1787; Umbriel e Ariel vennero osservati nel 1851 dall'astronomo William Lassell; Miranda, il più interno dei satelliti noti prima del Voyager, fu scoperto nel 1948 dall'astronomo statunitense Gerard Peter Kuiper.

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Nettuno
Ottavo pianeta del sistema solare, in ordine di distanza dal Sole. Ha diametro di circa 49.400 km; il volume e la massa sono rispettivamente 72 volte e 17 volte più grandi rispetto a quelli della Terra e la densità media è circa un terzo di quella terrestre. L'albedo è alta: l'84% della luce incidente sulla superficie del pianeta viene riflessa. Nettuno orbita intorno al Sole a una distanza media di circa 4,5 miliardi di km, compiendo una rivoluzione completa in 164,79 anni; il periodo di rotazione è di circa 16 ore. Non è visibile a occhio nudo, ma se osservato con un piccolo telescopio appare come un piccolo disco blu-verde senza caratteristiche definite. La temperatura superficiale, pari a circa -218 °C, è molto simile a quello di Urano, benché quest'ultimo sia molto più vicino al Sole. Ciò lascia supporre che Nettuno abbia una sorgente interna di energia. L'atmosfera è composta principalmente di idrogeno ed elio, ma è presente una piccola percentuale di metano, responsabile del caratteristico colore blu del pianeta.

Sono noti otto satelliti di Nettuno, il più grande e brillante dei quali è Tritone, scoperto nel 1846 (lo stesso anno della scoperta di Nettuno). Con un diametro di 2705 km, Tritone è poco più piccolo della Luna; percorre un'orbita retrograda, diversamente dalla maggior parte dei satelliti principali del sistema solare. Nonostante sia estremamente freddo, è circondato da un'atmosfera di azoto con tracce di metano e mostra la presenza di foschie; sulla sua superficie sono stati osservati dei geyser che emettono materiale di composizione non nota. Nereide, il secondo satellite (scoperto nel 1949), ha diametro di soli 320 km. Altri sei satelliti vennero scoperti dalla sonda Voyager 2 nel 1989. Nettuno ha anche un sistema di cinque anelli. Il suo campo magnetico è inclinato di oltre 50° rispetto all'asse di rotazione.

L'esistenza di Nettuno venne ipotizzata nel 1846 dall'astronomo francese Urbain Le Verrier per spiegare le perturbazioni osservate nell'orbita di Urano. Il pianeta venne scoperto nello stesso anno dall'astronomo tedesco Johann Gottfried Galle, a meno di 1° dalla posizione prevista da Le Verrier.

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Plutone


Nono e ultimo pianeta del sistema solare, in ordine di distanza dal Sole. L'esistenza di Plutone venne ipotizzata dall'astronomo statunitense Percival Lowell per spiegare le piccole perturbazioni osservate nel moto di Urano. Lo staff dell'osservatorio Lowell proseguì la lunga serie di osservazioni iniziate dallo scienziato e nel 1930 il pianeta venne effettivamente scoperto dall'astronomo statunitense Clyde William Tombaugh nei pressi della posizione prevista da Lowell. La massa del nuovo pianeta, tuttavia, apparve insufficiente per spiegare le perturbazioni dell'orbita di Nettuno, e le osservazioni continuarono nel tentativo di identificare un decimo pianeta, che comunque non venne scoperto.

Plutone orbita attorno al Sole a una distanza media di 5,9 miliardi di km, compiendo una rivoluzione completa in 247,7 anni. Percorre una traiettoria molto eccentrica e in alcuni periodi è più vicino al Sole di Nettuno. Non esiste tuttavia rischio di collisione, dal momento che la sua orbita è inclinata di oltre 17,2° rispetto al piano dell'eclittica e non interseca mai il cammino di Nettuno.

Visibile solo per mezzo di grandi telescopi, Plutone appare di colore giallastro. Per molti anni si è saputo relativamente poco di questo pianeta, ma nel 1978 gli astronomi hanno scoperto che esso possiede un satellite relativamente grande, Caronte, situato a una distanza di solo circa 19.000 km.



Le orbite di Plutone e Caronte sono tali che essi sono passati più volte l'uno di fronte all'altro tra il 1985 e il 1990, rendendo possibile una misura precisa delle loro dimensioni. Plutone ha diametro di circa 2284 km e Caronte di 1192 km; si tratta in effetti di un pianeta doppio, più di quanto sia il sistema Terra-Luna. Plutone è circondato da una sottile atmosfera, probabilmente di metano, circa 100.000 volte meno densa rispetto all'atmosfera terrestre. Essa sembra condensarsi e formare delle calotte polari durante i lunghi inverni del pianeta.

Plutone ha densità pressoché doppia rispetto a quella dell'acqua, e ciò fa pensare che esso sia molto più roccioso degli altri pianeti del sistema solare esterno. Potrebbe trattarsi del risultato delle reazioni chimiche avvenute durante la sua formazione e determinate da condizioni di temperatura e pressione particolari. Alcuni astronomi hanno suggerito che Plutone potrebbe essere un satellite di Nettuno, spinto su un'orbita diversa, all'inizio della storia del sistema solare, a causa di una collisione. Caronte sarebbe allora il risultato dell'accumulazione dei frammenti generati da tale collisione.

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ILSISTEMA SOLARE

Il Sistema Solare
STUDI GALASSIE NEBULOSE ALTRI PIANETI

Sistema solare Insieme dei corpi celesti costituito dal Sole e dagli oggetti che orbitano intorno ad esso: nove pianeti con relativi satelliti, migliaia di asteroidi e un numero imprecisato di comete. Lo spazio in cui orbitano questi corpi è pervaso da materia interplanetaria, costituita prevalentemente da polveri finissime e gas estremamente rarefatti. Fino al 1992, il sistema solare era l'unico sistema planetario di cui si conoscesse l'esistenza; in quell'anno, poi, fu individuato il primo pianeta orbitante intorno a una stella diversa dal Sole, la pulsar PSR 1257 +12, nella costellazione della Vergine. Da allora, sono stati individuati diversi altri pianeti extrasolari, e un probabile sistema planetario in via di formazione intorno alla stella Beta Pictoris.





Sono nove i pianeti conosciuti del sistema solare. In ordine di distanza dal Sole si succedono dapprima i pianeti cosiddetti terrestri, in quanto costituiti da materiali rocciosi: Mercurio, che è piccolo e caldo; Venere, che percorre la sua orbita di rivoluzione a una velocità estremamente bassa; dopo la Terra, Marte, che appare rosso, con due calotte polari di ghiaccio molto ben distinguibili. Seguono quindi i pianeti cosiddetti giovani, in quanto più simili a Giove per composizione: Giove, il più grande del sistema solare, con un volume pari a 1400 volte quello della Terra; Saturno, contornato da un sistema di anelli e da più di 20 satelliti; Urano e Nettuno, che appaiono di colore verde-azzurro per il metano presente nella loro atmosfera; infine Plutone, di cui si sa molto poco, compie la sua orbita di rivoluzione a una distanza media di 5,9 miliardi di km, in 247,7 anni.

I nove pianeti del sistema solare, in orbita ellittica intorno al Sole, vengono divisi in due gruppi: quello dei pianeti interni (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e quello dei pianeti esterni (Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone). I primi sono piccoli e composti essenzialmente di rocce e metalli, i secondi hanno dimensioni assai maggiori e sono composti principalmente da gas.

La superficie di Mercurio presenta numerosi crateri generati dall'impatto di meteoriti. Il pianeta, circondato da un'atmosfera molto sottile, ha un'alta densità dovuta probabilmente alla grande massa ferrosa che ne costituisce il nucleo.

Venere è avvolto da un'atmosfera di anidride carbonica 90 volte più densa di quella terrestre; ciò provoca un intenso effetto serra e un conseguente surriscaldamento della superficie, che supera i 450 °C di temperatura.

La Terra è l'unico pianeta su cui, a quanto si sa, siano presenti acqua allo stato liquido e forme di vita. Esistono indizi della presenza di acqua in epoche passate anche su Marte; questo pianeta è oggi circondato da un'atmosfera molto tenue, che rende la superficie arida e fredda, con grandi calotte polari di ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido).

Giove è il pianeta più grande del sistema solare; è avvolto da caratteristiche nubi dai colori pastello e da un'atmosfera di idrogeno ed elio; l'immensa magnetosfera, gli anelli e i satelliti ne fanno una sorta di sistema planetario a sé stante.

L'altro grande pianeta del sistema, Saturno, è circondato, come Giove, da un sistema di anelli e satelliti. Urano e Nettuno contengono minori quantità di idrogeno rispetto ai due pianeti giganti; Urano, in particolare, ruota intorno a un asse che giace quasi sul piano dell'orbita. Plutone è l'ultimo tra i pianeti scoperti sino a oggi; ha un diametro relativamente piccolo, un'orbita ellittica molto eccentrica, e la sua distanza dal Sole è tale (circa 6 miliardi di km) da farne il pianeta più freddo del sistema solare.
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LE NEBULOSE

Una Nebulosa è una massa di gas e di particelle di polvere situata nello spazio interstellare. Prima dell'invenzione del telescopio, il termine nebula (in latino "nube") era utilizzato per tutti gli oggetti celesti di aspetto diffuso e includeva quindi ammassi stellari e galassie.

Esistono nebulose sia nella Via Lattea sia nelle altre galassie. Sono divise in nebulose planetarie, resti di supernova e nebulose diffuse e ciascuna di queste classi comprende nebulose a riflessione, a emissione e oscure. All'interno di alcune dense nubi interstellari si trovano inoltre nebulose molto brillanti, note come oggetti di Herbig-Haro, che sono probabilmente il prodotto di getti di gas emessi da stelle giovani durante il processo di formazione.

Le nebulose planetarie, cosiddette perché osservate al telescopio ricordano vagamente la forma dei pianeti, sono in realtà i "gusci" di materia che una stella vecchia di media massa rilascia durante la fase evolutiva di gigante rossa, prima di trasformarsi in nana bianca. L'oggetto ad anello nella costellazione della Lira è un tipico esempio di nebulosa planetaria; ha periodo di rotazione di 132.900 anni e massa pari a circa 14 volte quella della Terra. Nella Via Lattea sono state scoperte alcune migliaia di nebulose planetarie. Ancora più spettacolari, ma meno frequenti, sono le nebulose che si producono dopo un'esplosione di supernova; la più famosa di queste è forse quella del Granchio nella costellazione del Toro, che si sta indebolendo con un tasso annuale dello 0,4% circa. Le nebulose di questo tipo sono intense sorgenti di onde radio, come residuo dell'esplosione che le ha generate.

Le nebulose diffuse sono molto grandi, con dimensioni di vari anni luce, senza confini definiti e con una forma che ricorda quella di una nuvola. Possono essere luminose o oscure; tra le prime vi è uno degli oggetti più famosi del cielo, la grande nebulosa di Orione. Sono note migliaia di nebulose brillanti, attentamente studiate per mezzo di tecniche di analisi spettrale. Le ricerche mostrano che esse possono brillare secondo due meccanismi: o perché riflettono la luce delle stelle in esse contenute (nelle nebulose cosiddette a riflessione), oppure, nelle nebulose a emissione, perché emettono radiazione proveniente dal gas e dalle polveri ionizzati presenti all'interno della nebulosa stessa.

Le nebulose oscure sono completamente nere o poco luminose e nascondono del tutto le regioni di cielo retrostanti; sono troppo distanti da qualunque stella per riflettere o emettere luce in grande quantità. Una delle più famose nebulose oscure è la Testa di Cavallo nella costellazione di Orione, così chiamata perché la materia oscura sembra rappresentare il capo di un cavallo, che si staglia davanti a una nube luminosa. La lunga striscia scura che si osserva sulle lastre fotografiche della Via Lattea è una successione di nebulose oscure. Si pensa che sia le nebulose brillanti sia quelle oscure siano luoghi in cui, per condensazone del gas, si formano nuove stelle.
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